Dal Sistema BCC
27/11/2023
25 novembre. Non abbassare la guardia sulla violenza di genere

Carta di credito ritagliata volto femminile

Giulia, Francesca, Annalisa, Concetta, Marisa. Sono solo alcuni dei nomi delle 106 donne uccise da gennaio ad oggi: 87 in ambito familiare, di queste 55 hanno perso la vita per mano di mariti e compagni (dati del Servizio Analisi Criminale della Polizia di Stato). Nella ricorrenza del 25 novembre, “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”, il pensiero va a loro, a chi non ce l’ha fatta. Ma è anche un giorno in cui riflettere su ciò che possiamo fare per aiutare le tante le donne che in silenzio, ogni giorno, continuano a subire violenza e umiliazioni.

E’ il momento, spiega la presidente di iDEE (l’Associazione delle donne del Credito Cooperativo) Teresa Fiordelisi, di risvegliare “un senso di urgenza collettivo, per far fronte a un’emergenza sociale, culturale, umanitaria. Sono numeri che devono spingerci, donne e uomini insieme, unite/i, a prendere consapevolezza di tutti i meccanismi di violenza di genere presenti nella nostra cultura e nella nostra società, per scardinarli, per opporci, a partire dai più latenti, per disinnescare l’escalation della violenza di genere, all’origine”.

I numeri della violenza di genere in Italia

Perché la violenza – come ben sappiamo – non è solo fisica, non sta solo nelle percosse, ma anche nelle parole, negli atteggiamenti. Nelle parole di chi chiede obbedienza, di chi dice “non devi lavorare ma startene a casa”, di chi controlla ossessivamente. Nella convinzione – figlia di un patriarcato purtroppo ancora radicato – che sia giusto decidere per la moglie o compagna, che bisogna guidarla, limitarla, controllarla, solo perché donna. E’ il controllo esercitato sull’autonomia della persona, al fine di renderla completamente dipendente da sé.

“L’invito come Associazione iDEE – aggiunge la Presidente Fiordelisi -, per questo 25 novembre è di non restare indifferenti e di prendere posizione nei confronti di ogni meccanismo connotato da aggressività, discriminazione, sopraffazione, colpevolizzazione e svalorizzazione nei confronti delle donne, in ogni ambito. C’è ancora domani per cambiare, e dobbiamo iniziare a farlo oggi”.

LA VIOLENZA ECONOMICA, PIU’ SUBDOLA E MENO CONOSCIUTA

Quando si impedisce alla donna di lavorare, di gestire il suo denaro, o la si costringe a sottoscrivere impegni economici, anche in questo caso parliamo di violenza. Può avvenire attraverso l’esposizione a un debito oppure il divieto ad avere un lavoro e un’entrata finanziaria personale, da amministrare secondo la propria volontà. Ma anche delle declinazioni più criminose, delle vere e proprie truffe: può capitare infatti che la donna diventi una prestanome, che venga raggirata.

Secondo il report “Ciò che è tuo è mio. Fare i conti con la violenza economica”, realizzato da WeWorld e Ipsos, “una donna su due, ovvero il 49% delle donne intervistate, dichiara di aver subito violenza economica almeno una volta nella vita, percentuale che sale al 67% tra le donne divorziate o separate. Più di una donna separata o divorziata su quattro (28%) dice di aver subito decisioni finanziarie prese dal partner senza essere stata consultata prima”.

Quasi 1 donna su 2 (49%)

dichiara di aver subito nella vita almeno un

episodio di violenza economica.

Tra le donne separate o divorziate la

percentuale arriva al 67%

La violenza economica viene elencate tra le forme di violenza nei confronti delle donne, all’art.3 della Convenzione di Istanbul, Convenzione che il Consiglio d’Europa ha approvato nel 2011 per combattere la violenza di genere, primo strumento internazionale giuridicamente vincolante sul tema.

Rileggiamolo insieme: L’art. 3 definisce la violenza nei confronti delle donne come “una violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione contro le donne, comprendente tutti gli atti di violenza fondati sul genere che provocano o sono suscettibili di provocare danni o sofferenze di natura fisica, sessuale, psicologica o economica, comprese le minacce di compiere tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica, che nella vita privata” e la violenza domestica come “tutti gli atti di violenza fisica, sessuale, psicologica o economica che si verificano all’interno della famiglia o del nucleo familiare o tra attuali o precedenti coniugi o partner, indipendentemente dal fatto che l’autore di tali atti condivida o abbia condiviso la stessa residenza con la vittima”.

In Italia, la sesta sezione penale della Corte di Cassazione, con la sentenza n. 19847 del 22 aprile 2022, ha definitivamente equiparato la violenza economica alla violenza fisica nell’ambito di applicazione del reato di violenza domestica (l’articolo 572 del Codice Penale).  Eppure per questo tipo di violenza, più subdola e meno conosciuta, occorre più attenzione soprattutto nel monitoraggio e nei comportamenti che possono rappresentare un campanello dall’allarme.

L’EDUCAZIONE FINANZIARIA PER UNA VERA INDIPENDENZA ECONOMICA

Bisogna anche saper prevenire e per farlo è importante garantire e permettere alle donne di raggiungere una vera indipendenza economica.  Sempre secondo il report di WeWorld e Ipsos, infatti, la “quota di donne che non si sentono preparate rispetto ai temi finanziari è più del doppio di quella degli uomini (10% contro il 4%)”. Non solo “quasi nove italiani su dieci (88%) sostengono che bisognerebbe introdurre programmi di educazione economico-finanziaria a partire dalle scuole elementari e medie”.

In questo senso l’educazione e l’alfabetizzazione finanziaria possono aiutare le donne a controllare la propria autonomia attraverso l’accrescimento delle conoscenze, della consapevolezza supportandole nella messa in atto di un cambio di atteggiamento rispetto alla gestione delle risorse finanziarie e del risparmio, che può favorire il (loro) benessere finanziario individuale.

Donna in lacrime al lavoro

I percorsi di educazione finanziaria con uno specifico target al femminile rappresentano un valido strumento per prevenire e combattere la violenza economica: le donne finanziariamente più consapevoli possono infatti affrontare meglio le sfide quotidiane legate alle scelte finanziarie ed essere più pronte a riconoscere e gestire eventuali abusi di tipo economico.

Un aspetto questo su cui il Credito Cooperativo ha sempre tenuto alta l’attenzione nella convinzione che agire sul piano dell’educazione e dal punto di vista economico, oltre che su quello psicologico e delle relazioni, sia determinante.

Le BCC, in quanto banche di comunità, sono da sempre impegnate nell’erogare crediti, anche di piccole entità (anche sotto forma di microcredito) per contribuire a favorire processi di inclusione, capacitazione e coesione sociale. Soprattutto per sostenere e difendere le donne attraverso il recupero – o il conseguimento per la prima volta – dell’indipendenza economica. Ne è un esempio il progetto nazionale “Microcredito di libertà”, nato grazie dal Protocollo d’Intesa di durata triennale, sottoscritto dal Ministero per le Pari Opportunità e la Famiglia, l’Ente Nazionale per il Microcredito, Federcasse e Abi.

Non solo. Le BCC promuovono una serie di iniziative attraverso percorsi di inclusione ed indipendenza economica delle donne di vittime di violenza, oltre a quelle di contrasto alla violenza fisica e culturale.

LA DICHIARAZIONE CONGIUNTA FEDERCASSE – SINDACATI

C’è bisogno dunque di un impegno costante per una cultura di tutela e dignità della persona e di effettiva parità di genere nella società e nei luoghi di lavoro, anche attraverso gli strumenti della contrattazione collettiva, aspetto che il Credito Cooperativo sta portando avanti.

In particolare, si ricorda il ruolo fondamentale della Commissione nazionale bilaterale sulle Pari Opportunità, prevista all’art. 18 del contratto collettivo di lavoro per il Credito Cooperativo, per lo studio, il monitoraggio e la promozione delle politiche di inclusione e pari opportunità.

“Le notizie che punteggiano da troppo tempo le cronache quotidiane – si legge nella dichiarazione congiunta sottoscritta, per il 25 novembre, da Federcasse e dalle Segreterie Nazionali delle Organizzazioni sindacali del Credito Cooperativo – non possono essere ascoltate e metabolizzate con una sorta di assuefazione sostanziale”. “Il contrasto alla violenza sulle donne – si legge ancora – merita un presidio permanente ed un impegno ancora più straordinario da parte di tutti i soggetti coinvolti, anche attraverso iniziative che promuovano una cultura di tutela e dignità della persona e di effettiva parità di genere nella società e nei luoghi di lavoro”.

“La giornata del 25 novembre – ribadisce la Dichiarazione congiunta – è un’occasione per ricordare che la violenza non è solo psicologica, fisica, sessuale, ma può assumere anche i connotati di violenza economica, sotto forma di minori opportunità e di varie forme di emarginazione economica e finanziaria”.

Federcasse e le Segreterie Nazionali delle Organizzazioni sindacali del Credito Cooperativo – anche attraverso gli strumenti della contrattazione collettiva del Credito Cooperativo posti in essere – si impegnano con convinzione a proseguire il percorso di costante e comune attenzione sul tema delle violenze e delle molestie di genere ed a favorire lo sviluppo di una cultura paritaria, anche organizzativa, idonea a tutelare e preservare la dignità delle lavoratrici e dei lavoratori, nonché a riconoscere, prevenire e contrastare ogni comportamento contrario ai princìpi inclusivi”.

Fonte: Federcasse