Radici remote

Le Casse Rurali italiane hanno profonde, antiche radici che si innestano nel più ampio percorso storico della cooperazione mutualistica nata nell’Inghilterra della rivoluzione industriale e sviluppatasi nel resto dell’Europa continentale.

UN’ORIGINE EUROPEA

Dal punto di vista ideologico e storico, il pensiero cooperativo – nella sua accezione moderna – prende l’avvio come reazione alle distorsioni causate dalla “rivoluzione industriale” nell’Inghilterra di fine ’700 con l’aumento delle disuguaglianze sociali e lo sfruttamento dei lavoratori.

Tra i suoi ispiratori, il filantropo inglese Robert Owen (1771-1858). Mentre la prima cooperativa moderna, una cooperativa di consumo, fu costituita ancora in Inghilterra, a Rochdale (un sobborgo di Manchester) nel 1844 ad opera di un gruppo di lavoratori tessili passati alla storia come “i probi pionieri”.

Semplice l’idea alla base: offrire ai soci acquisto di prodotti alimentari ai migliori prezzi di mercato, generando un “utile” che a fine esercizio era distribuito tra i soci stessi. Questo il motto dei probi pionieri: “Lavorare non solo per sé, ma anche per gli altri, risparmiare, guadagnare e accumulare i profitti non per il soddisfacimento dei propri bisogni immediati, ma per quelli della comunità futura”.

In Francia, i primi esperimenti di cooperative di lavoro o di consorzi risalgono al periodo tra il 1830 ed il 1840 ad opera di Frances Bouchez, che promosse alcune forme di associazioni cooperative tra mobilieri ed orafi, e di Louis Blanc (1848), che presentò al governo un disegno di legge per la costruzione di laboratori gestiti in forma cooperativa.

Al 1848 risale anche l’istituzione di una prima embrionale forma di banca “popolare” ad opera di Pierre Joseph Proudhom, nello stesso periodo in cui in Belgio Francois Haeck tentava un analogo esperimento di banca cooperativa. Fondamentale è ricordare anche l’opera di Charles Gide, fondatore della Scuola di Nimes, che arrivò a teorizzare una “Repubblica cooperativa” in cui il profitto fosse completamente bandito dal regime economico.

Anche la Germania cominciò, intorno al 1850, in una fase di profonda crisi economica, a dare attuazione pratica ai principi della cooperazione. I primi tentativi di Hermann Schulze-Delitzsch si mossero nella direzione della costituzione di cooperative tra piccoli imprenditori, per l’assicurazione contro le malattie e la morte e l’acquisto di materie prime.

La sua dottrina economica ebbe un notevole riscontro nella popolazione urbana: già nel 1859 si contavano 183 banche con 18 mila soci in Pomerania e Sassonia. Nello stesso anno venne istituito un primo ufficio centrale col compito di coordinare, pur nel rispetto dell’autonomia funzionale delle singole unità, l’attività delle diverse cooperative di credito lontane fra loro. Nascevano così quelle che poi avrebbero preso il nome di Banche Popolari.

Ritratto Raiffeisen

Contemporaneamente all’opera di Schulze, anche Friedrich Wilhelm Raiffeisen (borgomastro della cittadina di Weyerbusch, in foto) aveva iniziato la sua attività sociale a favore dei lavoratori delle campagne, e anch’egli, dopo alcuni anni dedicati alla promozione di fondazioni di tipo solidaristico e caritativo, si era convinto a dare vita a vere e proprie cooperative di credito sul modello proposto da Schulze, ma con una forte impronta valoriale cristiana.

Nel 1864, fonda la prima associazione di casse di prestiti, il cui compito principale è fornire sostegno ai contadini attraverso la concessione di crediti. Raiffeisen, alle ragioni economiche, a differenza delle Banche popolari, univa motivazioni etiche di ispirazione cristiana: dar vita alle cooperative di credito – per lui – era un preciso dettato della volontà divina, poiché esse altro non erano che un mezzo per aiutare gli uomini a mettere a frutto i beni materiali e spirituali che Dio aveva donato loro e dei quali un giorno sarebbero stati chiamati a rendere conto. Nelle Casse vigeva il principio della società aperta, del voto unico per ogni socio, della responsabilità illimitata.

Dopo un primo periodo di scarsa diffusione, le Casse crebbero esponenzialmente. Nel 1888, alla morte del Raiffeisen, erano già 425. Negli anni successivi la loro diffusione crebbe a ritmi molto più sostenuti delle “popolari”: alla vigilia del primo conflitto mondiale erano 16.927, contro le 980 delle cooperative di Schulze.

Fonte: sito Federcasse