Sostenibilità
15/12/2023
Dal protagonismo dei territori la spinta verso la sostenibilità

Plenaria presentazione rapporto Asvis

Tra il 2010 e il 2022 gran parte delle Regioni italiane non ha fatto passi avanti soddisfacenti rispetto ai 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals – SDGs) dell’Agenda 2030 dell’Onu: solo per due Obiettivi, salute ed economia circolare, si registra un miglioramento generalizzato, mentre peggiorano le condizioni di quasi tutte le Regioni per quattro Obiettivi (povertà, qualità degli ecosistemi terrestri, risorse idriche e istituzioni), a fronte di una sostanziale stabilità per gli altri. Rappresentano una eccezione positiva la Valle d’Aosta e la Toscana, mentre tra quelle che mostrano le peggiori performance si segnalano il Molise e la Basilicata, che presentano arretramenti rispetto al 2010 per ben sei Obiettivi (fame, acqua, disuguaglianza, città e comunità, vita sulla terra, istituzioni).

Aumentano anche le disuguaglianze territoriali: complessivamente, le differenze di performance tra territori crescono per sette Obiettivi (salute, istruzione, parità di genere, acqua, energia, città e comunità, vita sulla terra) diminuiscono solo per due (lotta alla disuguaglianza e le istituzioni), e restano invariate per cinque (povertà, agricoltura e alimentazione, lavoro e economia, infrastrutture, imprese e innovazione, economia circolare).

Obiettivi di sviluppo sostenibileIn estrema sintesi, questo è quanto emerge dalla quarta edizione Rapporto Territori 2023, presentato il 13 dicembre a Roma, nella sede del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL), dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) e realizzato in collaborazione con Federcasse. Il Rapporto contiene numerose analisi su diversi fenomeni rilevanti per la condizione delle diverse aree del Paese – il governo del territorio e la rigenerazione urbana, le politiche abitative, la decarbonizzazione dei trasporti, il potenziamento dei servizi ecosistemici, il miglioramento della qualità dell’aria, le infrastrutture verdi, l’adattamento dei centri urbani al cambiamento climatico e la prevenzione del dissesto idrogeologico – e avanza varie proposte per realizzare politiche territoriali orientate allo sviluppo sostenibile e al superamento delle forti e crescenti disuguaglianze che caratterizzano l’Italia.

“In base alla dichiarazione politica approvata al Summit dell’Onu del 18-19 settembre dedicato allo stato dell’Agenda 2030 – ha detto in apertura dell’evento il presidente dell’ASviS, Pierluigi Stefanini – il Governo italiano deve predisporre urgentemente un ‘Piano nazionale di accelerazione’ in grado di migliorare decisamente i risultati, molto insoddisfacenti, conseguiti finora dall’Italia, anche per contrastare l’aumento delle disuguaglianze territoriali che il Rapporto evidenzia”.

L’ASviS, infatti, propone di definire il Piano entro marzo 2024, in modo da poter influenzare la predisposizione del prossimo Documento di Economia e Finanza.

Sulla stessa scia anche la presidente Marcella Mallen, la quale ha sollecitato il Governo “ad attuare subito la nuova Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile (SNSvS), approvata a settembre, che si pone l’obiettivo di migliorare la coerenza delle politiche, sia a livello nazionale, sia tra quest’ultimo e quello territoriale, attraverso un modello di governance multilivello. Un modello alla cui realizzazione l’ASviS contribuisce, insieme alle reti della società civile”.

Senza un deciso cambiamento delle politiche, infatti, molti degli Obiettivi dell’Agenda 2030 non saranno raggiunti. In merito, nel Rapporto  – illustrato nel dettaglio da Walter Vitali, Urban@it e Co-coordinatore del Gruppo di lavoro dell’ASviS sul Goal 11 e da Manlio Calzaroni, responsabile dell’Area ricerche dell’ASviS – è presente anche il confronto, per 24 obiettivi quantitativi, tra i risultati complessivi del nostro Paese e quelli delle singole Regioni e Province autonome.

In sintesi:

  • tra gli obiettivi a carattere sociale, 14 Regioni e Province autonome hanno la possibilità di ridurre sotto il 9% la dispersione scolastica e 15 di fornire servizi per l’infanzia per il 33% degli aventi diritto. Di contro, in 12 territori la quota di laureati sta diminuendo, allontanandosi dall’obiettivo del 50% di laureati (in età 30-34 anni);
  • per gli obiettivi a carattere ambientale, il 25% di SAU (Superficie Agricola Utilizzata) destinata a coltivazioni biologiche è raggiungibile da 11 territori su 21. Tra gli obiettivi con forti criticità, si segnalano l’efficienza idrica, la riduzione del 20% dell’energia consumata e l’azzeramento del consumo di suolo, per i quali in circa due/terzi dei territori la situazione sta peggiorando, fermo restando che nessuna Regione o Provincia autonoma sembra avere la possibilità di raggiungerli entro il 2030;
  • per quelli a orientamento economico, la copertura della rete Gigabit per tutte le famiglie appare raggiungibile da 18 territori. Al contrario, una situazione critica per la riduzione di rifiuti urbani: in 15 territori, infatti, tale produzione sta aumentando e in nessuna area si registrano miglioramenti significativi;
  • per i temi a carattere istituzionale, si segnala che, nonostante l’obiettivo di ridurre del 40% la durata dei procedimenti civili, in 12 territori su 21 essa sta aumentando, il che rende per essi irraggiungibile l’obiettivo.

IL PROTAGONISMO DEI TERRITORI PER ACCELERARE LO SVILUPPO SOSTENIBILE E RIDURRE LE DISUGUAGLIANZE TERRITORIALI

L’importanza dei territori è evidente nell’ottica di sostenere dal basso la spinta verso la transizione di sostenibilità, come indicato in passato dalle Nazioni unite, dall’Unione europea e dall’Ocse. Regioni, province e comuni rappresentano i livelli più vicini ai cittadini e sono responsabili dei servizi fondamentali offerti alle loro comunità. Ma ci sono anche le banche di comunità. Le BCC, CR e Casse Raiffeisen sono impegnate in molte buone pratiche territoriali e anche come valido partner per intraprendere un’azione sinergica con le istituzioni nazionali e locali sul versante energetico e del contrasto al depauperamento delle aree interne.

“Come Credito Cooperativo rappresentiamo la mutualità bancaria, ha affermato nel corso del suo intervento il direttore generale di Federcasse, Sergio Gatti (in foto), quel modo di fare banca che ha come finalità lo sviluppo nell’ottica della sostenibilità integrale dei territori, che sono gli unici proprietari delle nostre BCC.  La mutualità con il territorio è “responsabilizzante” da qui l’impegno ulteriore con Asvis nella realizzazione di questo ricchissimo Rapporto”.

Direttore Federcasse Sergio Gatti

“In particolare, ha sottolineato Gatti, ci si sofferma sulla dimensione territoriale come chiave per un avanzamento che sia inclusivo, effettivo, ed efficace delle politiche della sostenibilità. Questo implica il protagonismo delle comunità. Perché il protagonismo degli attori sociali ed economici, sia essi pubblici o privati, che sono espressione dei territori di riferimento, è fondamentale. Questo richiede preparazione, passione, lungimiranza e capacità di connessione. Il nostro contributo è dare un aiuto in questo lungo cammino iniziato nel 2015: il Credito Cooperativo conta 4100 sportelli sul territorio nazionale, il 30% è collocato nelle aree interne. In settori come artigianato, agricoltura e turismo offriamo oltre il 20% in termini di quote di mercato a livello nazionale di credito.  Contribuendo in questo modo al sostegno della competitività territoriale sostenibile prevista nella Strategia Nazionale Aree Interne”.

“Nell’ambito dell’accompagnamento alla conversione energetica – ha poi concluso il direttore generale di Federcasse – le BCC promuovono la diffusione delle energie rinnovabili presso i propri soci e clienti e adottano come aziende soluzioni green. In particolare, attraverso il Consorzio BCC Energia: l’87 per cento consumata dalle BCC proviene da fonti rinnovabili”.

All’incontro sono intervenuti anche Silvia Grandi, direttore generale Economia circolare del Ministero dell’Ambiente e la Sicurezza Energetica (MASE) che ha ricordato le numerose attività del Dicastero finalizzate a declinare a livello territoriale gli obiettivi strategici della SNSvS (Strategia Nazionale per lo sviluppo Sostenibile) e a considerare i meccanismi di governance multilivello attraverso strumenti di supporto dedicati a Regioni, Province  Autonome e Città Metropolitane, assieme ad Enzo Lattuca, presidente della Provincia di Forlì-Cesena e Sindaco di Cesena  ha posto l’accento sulla necessità di fare qualcosa in più per il contrasto al dissesto idrogeologico, sollecitando più attenzione nell’agenda del Paese (oltre alle risorse con riferimento al PNRR) ai temi della sostenibilità e sicurezza dell’ambiente.

Anche l’intervento del presidente della Regione CalabriaRoberto Occhiuto si è sviluppato nella direzione di un approccio più coordinato, più complessivo rispetto ai fenomeni della sostenibilità ambientale. Da qui l’impegno del Governatore a convogliare le risorse della programmazione comunitaria anche per sviluppare politiche che consentano di far rientrare i giovani che vanno fuori e di ripopolare aree del proprio territorio.

LE BUONE PRATICHE TERRITORIALI STIMOLO ED INCORAGGIAMENTO PER ATTIVARE NUOVE RETI

Nel corso dell’evento di presentazione del Rapporto una ampia sessione è stata dedicata alle buone pratiche territoriali (quest’anno ne sono state censite 31) che potranno essere da stimolo, incoraggiamento e ispirazione per attivare nuove iniziative e reti.  Tra queste si colloca il Progetto Utile, l’iniziativa messa a punto da Dismeco s.r.l. e Città metropolitana, che vede impegnata Emil Banca in con la collaborazione di Hera, CNA e Aires (Grande Distribuzione Organizzativa), per il recupero e la rigenerazione di elettrodomestici prelevati dalle stazioni ecologiche di Hera e da consegnare perfettamente funzionanti a persone in condizioni di fragilità sociale ed economica, coniugando così l’eccellenza industriale certificata legata a politiche fattive di green economy con quelle di welfare di comunità territoriale.

A seguire Samir de Chadarevian, responsabile delle buone pratiche del Gruppo di lavoro sul Goal 11 (Città e Comunità sostenibili), che ha introdotto le altre iniziative, come quella presentata da Graziella Portia, denominata 012Academy, l’incubatore certificato di startup e PMI innovative e Centro di Trasferimento Tecnologico, società benefit dal 2021, che pone al centro i temi dell’imprenditoria e dell’innovazione, per il quale mira a sostenere la crescita economica a livello sistemico. Simona Solvi ha parlato del progetto Start-working Pontremoli APS, che vuole riattivare il borgo toscano di Pontremoli “importando” lavoratori e porre una soluzione al problema dello spopolamento. A seguire, William Revello della Fondazione Ufficio Pio della Compagnia di San Paolo ha illustrato il programma Percorsi, che intende favorire il conseguimento di un titolo di istruzione terziaria di studenti che, per ragioni economiche, sociali e culturali e indipendentemente dalle loro capacità, talenti e aspirazioni, non proseguirebbero il percorso di studi dopo la scuola secondaria.

TEMI APERTI: AFFRONTARE LA QUESTIONE DEL RISCHIO IDROGEOLOGICO

Insieme all’analisi quantitativa e qualitativa dei diversi Obiettivi dell’Agenda 2030, il Rapporto affronta diverse questioni da cui dipende la possibilità di migliorare significativamente la sostenibilità dei territori italiani dal punto di vista economico, sociale e ambientale, colmare le fortissime disuguaglianze che li caratterizzano e affrontare i numerosi rischi che insistono su persone e imprese, tra cui quelli sismici, vulcanici, idrogeologici, siccità e desertificazione, incendi e ondate di calore, incidenti in impianti industriali. Sul tema è intervenuta Silvia Brini, ISPRA e Co-coordinatrice del Gruppo di lavoro dell’ASviS sul Goal 11 che ha presentato una mappa della pericolosità sismica e della fragilità del territorio nazionale, sottolineando come “ad esempio, sono oltre 621mila le frane censite sul territorio italiano, il 66% di quelle complessivamente rilevate in Europa, mentre gli stabilimenti industriali a rischio di incidente rilevante sono 970, molti dei quali si trovano in zone sismiche e di fragilità idrogeologica”.

ALLINEARE LE POLITICHE PUBBLICHE UTILIZZANDO L’AGENDA 2030 COME QUADRO DI RIFERIMENTO COMUNE

Durante l’evento si è tenuto anche un dialogo tra Enrico Giovannini, direttore scientifico dell’ASviS, e Raffaele Fitto, ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di coesione e il PNRR. Al centro, la necessità di intervenire con urgenza per ridurre i danni dovuti al cambiamento climatico, rivedere in profondità la politica di coesione e dare coerenza agli interventi per le città, le aree interne e la montagna, utilizzando l’Agenda 2030 come quadro di riferimento comune per tutte le politiche pubbliche.

“La scelta del Governo di unificare la programmazione del PNRR e quella dei fondi europei e nazionali del ciclo 2021-2027 va nella giusta direzione, ha sostenuto Giovannini, ma deve assumere in modo esplicito, come quadro di riferimento, le Strategie nazionale e regionali per lo sviluppo sostenibile elaborate in questi anni dalle Regioni, anche con l’assistenza dell’ASviS, e superare i suoi tre limiti atavici e ben noti: la mancanza di complementarità con le politiche ordinarie, la polverizzazione degli interventi e la cattiva qualità delle strutture di governo nazionali e regionali”. 

Enrico Giovannini e Raffaele Fitto

Fonte: Federcasse